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Curiosità

Di cosa parliamo quando parliamo di Giubileo

Durante i lavori dell’High School, tenutasi a Milano dal 16 al 18 ottobre scorsi, Don Francesco Spinelli del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione ha fornito un po’ di dati su questo Giubileo.

Il TITOLO

“Giubileo straordinario della Misericordia” è un titolo denso di significato. Partiamo dalla parola Giubileo: la sua radice non è “giubilio” ovvero “gioia”, come si potrebbe pensare, ma “Jobel” che significa corno di montone e veniva suonato per annunciare una solenne festa del popolo d'Israele. L'anno del Signore è l’anno in cui non si sarebbe dovuto lavorare ma vivere dei frutti spontanei della terra, anno di liberazione della schiavitù per debiti, insomma una sorta di livella sociale. L’altra parola è “straordinario”: inizialmente il Giubileo si celebrava ogni 50 anni, poi non tutti riuscivano a viverne uno e allora si è passati a 25. L’ultimo però è stato nel 2000 e quindi questo arriva in un tempo non previsto.

IL TEMA

Questo Giubileo ha qualcosa di davvero straordinario infatti perché non è legato a una scadenza temporale, ma piuttosto a un tema e la parola chiave è necessariamente “misericordia”. Non vuole quindi essere quello dei grandi raduni (anche se poi ci saranno inevitabilmente) e a differenza di quello del 2000 che era organizzato per categorie generali (ogni categoria sociale viveva il suo Giubileo), questo Giubileo ha degli eventi grandi ma legati a categorie che riguardano la misericordia. Quindi la vera sfida sarà la fondamentale necessità di rimettere al centro della vita cristiana la misericordia.

IL LOGO

Il logo e il motto offrono insieme una sintesi felice dell’Anno giubilare. Nel motto “Misericordiosi come il Padre” (tratto dal Vangelo di Luca, 6,36) si propone di vivere la misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura (cfr. Lc 6,37-38). Il logo – opera del gesuita Padre Marko I. Rupnik – si presenta come una piccola summa teologica del tema della misericordia. Mostra, infatti, il Figlio che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, il Buon Pastore che, con estrema misericordia, carica su di sé l’umanità, ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Ogni uomo scopre così in Cristo, nuovo Adamo, la propria umanità e il futuro che lo attende, contemplando nel Suo sguardo l’amore del Padre. La scena si colloca all’interno della mandorla, anch’essa figura cara all’iconografia antica e medioevale che richiama la compresenza delle due nature, divina e umana, in Cristo. I tre ovali concentrici suggeriscono il movimento di Cristo che porta l’uomo fuori dalla notte del peccato e della morte.