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L’abbraccio di Misericordie e Fratres a Papa Francesco

L’abbraccio di Misericordie e Fratres a Papa Francesco

Giugno 15, 2014 - 07:17

Dovevano essere trentamila, ma alla fine erano quasi il doppio i volontari di Misericordie e Fratres arrivati da ogni parte d’Italia che stamani hanno fatto festa, in piazza San Pietro, a Roma, attorno a Papa Francesco, per un incontro che resterà a lungo nella memoria dei due movimenti.I confratelli delle Misericordie e i donatori dei Gruppi Fratres hanno animato la piazza fin dalle prime ore del mattino, con i colori delle loro divise giallo-ciano e bianco-rosso, con canti, preghiere e testimonianze, guidati dal ‘correttore’delle Misericordie toscane, don Simone Imperiosi e dal ‘correttore’ nazionale delle Misericordie, Vescovo di Prato, monsignor Franco Agostinelli. Per i‘Governatori’ di ciascuna Misericordia invece la veste storica, nera e con il cappuccio che si utilizzava alle origini per rendere anonimi i volontari e dunque totalmente gratuito il dono.
Tra le testimonianze quelle di Kami, 51 anni, originario dell’Iran, uno dei mediatori culturali del CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Sant’Anna, gestito dalla Misericordia di Isola Capo Rizzuto (Kr); Emilio Tincani, uno dei fondatori della giovane Misericordia di Milano Sant’Ambrogio, che lavora in strada con chi vive ai margini della società; Federico Bonechi, responsabile del progetto della Confederazione nazionale che ha portato alla nascita a inizio anno di una Misericordia a Betlemme; Federico Finozzi, presidente dell’AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) di Pisa e detentore del record del mondo di nuoto sui 50 rana per trapiantati; Alfredo Pisu, Governatore della Misericordia di Cagliari Pirri, che fa parte del Comitato Paraolimpico della Sardegna.
Alle 12,00, un’esplosione di gioia ha accolto l’arrivo di Papa Francesco in piazza. A rivolgere il primo saluto al Papa è stato l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che ha ricordato la tradizione secondo la quale il vescovo del capoluogo toscano è anche capo di guardia della Misericordia di Firenze. A presentare i due movimenti al Santo Padre sono stati poi il Presidente delle Misericordie, Roberto Trucchi e il Presidente Fratres, Luigi Cardini.

Sono state ricordate anche le coincidenze di questo 14 giugno, Giornata mondiale del donatore di sangue e 28esimo anniversario (era il 14 giugno del 1986) dell’incontro delle Misericordie con san Giovanni Paolo II, che incitò i confratelli a farsi “promotori e fautori della civiltà dell’amore, testimoni infaticabili della cultura della carità.”
“Santo Padre –ha detto Trucchi- Lei ha detto che la Chiesa è un “ospedale da campo” e che c’è tanto bisogno di curare le ferite, di portare la carezza di Dio sulle piaghe dei nostri peccati. Questo è ciò che il nostro Movimento fa da 770 anni: avvicinarsi a chi ha bisogno e curare le sue ferite, corporali e spirituali, testimoniando l’amore di Dio attraverso le opere di misericordia. L’incontro di oggi ci offrirà una ulteriore, profonda, motivazione per rinnovare il nostro impegno verso coloro che soffrono e continuare a farlo anche nei prossimi 770.”
“Ci conceda, Santità, la sua benedizione –ha invocato Cardini-che rappresenterà per noi un grande sostegno per continuare a donare una parte di noi stessi e promuovere perpetuare la nostra opera di promozione della cultura della donazione: una cultura di amore e di fratellanza di cui ci sembra che la nostra società abbia sempre più bisogno.”
Il Papa si è rivolto ai confratelli con affetto, ricordando che “tutto il vostro servizio prende senso e forma dalla parola Misericordia che, etimologicamente, significa donare il cuore ai miseri, a quelli che hanno bisogno. Ed è quello che ha fatto Gesù, ha spalancato il cuore a chi ha bisogno.” Poi Papa Francesco ha ammonito dal rischio di “essere spettatori informatissimi e disincarnati”, di restare cioè passivi davanti alle “tantissime statistiche sulla povertà” che abbiamo a disposizione. “Troppe parole, troppe parole –ha incalzato il Papa- ma non si fa niente, questo è un rischio. Non è il vostro eh, –ha sottolineato- voi delle Misericordie lavorate bene. Di parole ne abbiamo sentite tante. Quello che serve è l’operare –ha aggiunto-, l’operato vostro, la testimonianza cristiana, l’andare dai sofferenti, avvicinarli come Gesù ha fatto. Imitiamo Gesù. Egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incontra lungo il cammino. Ma con il primo che incontra si ferma, diventando presenza che soccorre, segno della vicinanza di Dio, che è bontà, provvidenza e amore.”
“Vi incoraggio a portare avanti con gioia la vostra azione e a modellarla su quella di Cristo. Lasciando che tutti i sofferenti possano incontrarvi e contare su di voi nel momento del bisogno. Cari fratelli e sorelle grazie, grazie di nuovo a tutti voi per quello che fate. Grazie.”
“Che le Misericordie e i gruppi Fratres –ha concluso il Papa, prima di impartire la sua benedizione sui due movimenti- continuino ad essere luoghi di accoglienza e di gratuità nel segno dell’autentico amore misericordioso per ogni persona.”